Murale, murales
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Autore: Franco Lever
D.A. Siqueiros, La rivoluzione contro la dittatura porfiriana (Particolare: I rivoluzionari), 1957-60,
Città del Messico, Murales nel castello di Chapultepec (ora Museo Nazionale di Storia)
La novità dei m. sta nel recupero dell’arte a una fruizione comunicativa popolare e immediata (in strada, nelle piazze, rivendicando lo spazio invaso dalla pubblicità); nel supporto utilizzato il muro dove la raffigurazione gioca con la rugosità della superficie, l’interruzione determinata da finestre e balconi, tubi e quant’altro ci può essere sulla facciata di una vecchia costruzione; nella tecnica e nei colori utilizzati, che offrono una cromaticità molto più brillante e una rapidità di esecuzione più alta di quella consentita dall’affresco.
Dal punto di vista storico si possono individuare tre fasi di sviluppo: la stagione iniziale, con i murales messicani; la diffusione di questa forma artistica, negli USA; infine la sua diffusione a livello mondiale come arte che si connota anonima, povera, spesso eversiva.
Il m. ha un luogo e una stagione di origine, il Messico nei primi decenni del Novecento; J. C. Orozco (1883-1949), D. Rivera (1886-1957) e D. A. Siqueiros (1896-1974) sono i massimi rappresentanti del ‘movimento muralista messicano’. Essi hanno fatto ampio ricorso a questa forma d’arte pittorica non solo per esprimere messaggi politici e sociali (appartenevano all’area culturale marxista), ma anche perché convinti che "l’arte deve essere comprensibile e al servizio del popolo"; lavoravano comunque su commissione e su spazi opportunamente preparati: nuovo è lo stile, il cromatismo, l’immediatezza dell’opera.
All’inizio degli anni Trenta sia Orozco sia Rivera e Siqueiros furono chiamati negli USA (Orozco vi rimase dal 1927 al 1934): grande era l’interesse per il loro modo di dipingere, imitato e diffuso soprattutto dai numerosi artisti che per questo tipo di lavoro ottenevano un sostegno dall’autorità (il governo aveva un programma specifico, il Works of Public Arts) o da imprese private. Nacquero così i grandi ‘quadri urbani’ di città come Los Angeles, San Francisco, Washington. I nomi più famosi del periodo statunitense sono T. H. Berton, J. S. Curry e P. J. Pollock.
Oltre a questi artisti che lavoravano su commissione pubblica o privata, nei decenni successivi cresce e si afferma soprattutto a partire dagli anni Sessanta un movimento di artisti militanti. Il muro dipinto diventa allora "un momento eversivo, volutamente anomalo (...) che privilegia la creazione collettiva, la partecipazione popolare diretta, un ruolo diverso dell’artista e della sua produzione nella società" (E. Badellino).
Tra le opere più significative si possono ricordare i muri ‘militanti’ dei portoricani in New York, dei giamaicani a Londra, dei baschi e degli irlandesi nelle loro città e paesi; ma anche quelli di altri popoli: in Cile, in Nicaragua, in Iran, in Mozambico. Per quanto riguarda l’Italia andrebbero ricordate tutte le grandi città per i m. degli anni Sessanta e Settanta, di cui però ben poco è rimasto, finalizzati com’erano più alla cronaca e alle tensioni sociali di quei giorni, che non destinati alla storia; visibili invece i m. dipinti sulle facciate delle case della cittadina di Orgosolo in Sardegna, "ritratti di memoria e di vita sociale".
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Bibliografia
- ALBANESE Giovanni, Arte al muro. Storia, tecnica e estetica dei murales in Italia, Bagatto, Roma 1985.
- CHATEL F. (ed.), L'Art public: peintures murales contemporaines, peintures populaires traditionnelles, J. Damase, Paris 1981.
- DE BURE G., Murales, cultura delle strade, Cinisello Balsamo, Milano 1981.
- RUBANU P. - FISTRALE G. , Murales politici della Sardegna, R. Massari, Bolsena 1998.
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Come citare questa voce
Lever Franco , Murale, murales, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (22/12/2024).
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